Man mano che nuove piattaforme, applicazioni e strumenti di intelligenza artificiale generativa vengono messi a disposizione del pubblico crescono entusiasmi, ma anche paure, legate all’uso di questi ultimi. Il mondo del lavoro sembra dividersi tra chi vede negli strumenti di intelligenza artificiale generativa un’opportunità per risparmiare tempo ed essere più efficienti, e chi invece teme di essere sostituito da questi. Capterra lo chiede direttamente ai lavoratori italiani in un nuovo sondaggio che fa luce sull’uso dell’IA generativa nelle aziende italiane.
Quello che sono in grado di fare gli strumenti di intelligenza artificiale generativa ormai non è più un segreto per molti lavoratori che per semplice curiosità, o magari per necessità, hanno deciso di provare le loro diverse funzioni. Risulta però che non tutti sono completamente trasparenti con il proprio datore di lavoro riguardo l’uso di IA generativa. Infatti, dallo studio emerge che il 13% dei lavoratori non ha informato la propria azienda dell’utilizzo di intelligenza artificiale generativa e tra i principali motivi vengono elencati i seguenti: il 44% di questi non pensa che sia rilevante informare l’azienda; il 28% ha paura che il proprio manager dubiti della qualità del lavoro prodotto; il 16% teme che il proprio manager possa pensare che lavori meno.

Percentuale di aziende che hanno implementato regole per l'uso di IA generativa
Situazioni di questo tipo possono verificarsi quando sul mercato vengono introdotte tecnologie dirompenti come l’IA generativa e le aziende non sono preparate, e non sanno esattamente come gestirle. Come si evince dal sondaggio, dei dipendenti che utilizzano apertamente l’IA generativa in azienda (ovvero l’87% degli intervistati), solo il 50% dichiara che la propria azienda ha già stabilito e implementato delle regole per l’uso di queste tecnologie al lavoro. Stiamo quindi parlando di un’azienda su due che al momento non regola l’uso di questi strumenti.
Quando non si conoscono i rischi e pericoli che possono nascondersi dietro certe tecnologie, questi aumentano spropositatamente. E questo i dipendenti lo sanno, tant’è che il 95% del totale degli intervistati risponde “sì” alla domanda “Dovrebbero esserci delle linee guida per regolamentare l’uso di tools di IA generativa sul lavoro?”. Per le aziende uno dei primi passi da fare, una volta stabilite le regole necessarie, è sicuramente diffondere consapevolezza e informazione sull’uso dell’IA. Solo il 40% tra coloro che usano apertamente IA generativa in azienda ritiene però di aver ricevuto un training sufficiente; il 46% vorrebbe più preparazione, mentre il restante 13% afferma di non essere stato preparato per l’uso di IA generativa al lavoro.

Lavoratori che pensano che debbano esserci linee guida per l'uso di IA generativa
Parlando di rischi, oltre a quelli di cybersecurity, di privacy personale o legali, per una buona fetta di lavoratori italiani il rischio principale legato all’utilizzo di intelligenza artificiale generativa è quello di perdere il lavoro. Il 43% degli intervistati infatti condivide la preoccupazione di essere sostituito da IA generativa nei prossimi 5 anni. Di fronte a una paura così diffusa, intervengono le parole dell’esperto di IA Giacinto Fiore, al quale, in occasione dello studio, è stato chiesto di commentare i risultati ottenuti: ”Il mondo del lavoro si è sempre rivoluzionato nel corso dei secoli. Pensate che all’inizio si lavorava 18 ore al giorno (...) Man mano si è arrivati a lavorare 8 ore al giorno, questo è stato grazie al progresso tecnologico e agli strumenti nuovi che utilizziamo. L’IA avrà lo stesso compito, ci permetterà di essere più produttivi in meno ore”.
Fiore, cofondatore di IA Week, è fiducioso nel dire che l’IA non sostituirà gli umani nei posti di lavoro, bensì lavorerà insieme ai dipendenti per renderli più liberi e autonomi.
Fiore, cofondatore di IA Week, è fiducioso nel dire che l’IA non sostituirà gli umani nei posti di lavoro, bensì lavorerà insieme ai dipendenti per renderli più liberi e autonomi.
Ed è proprio questo il lato positivo che ci vedono molti lavoratori. Dai dati dello studio infatti emerge anche che tra il 67% di coloro che usano l’intelligenza artificiale generativa al lavoro, la frequenza è più di una volta a settimana. Lo strumento più usato dagli intervistati è il popolarissimo Chat GPT (61%), seguito da DeepMind’s Alpha Code (23%) e DALL-E (19%). Focalizzandoci sui benefit derivanti dall’uso di IA generativa, il 40% evidenzia l’interpretazione più veloce ed efficiente dei dati; il 26% degli intervistati riesce a ricavare più tempo da dedicare a task di maggior valore, mentre il 23% è in grado di svolgere più compiti del solito.
Dal momento che Chat GPT si conferma la numero uno tra le piattaforme di IA generativa più utilizzate sul lavoro, Capterra ne indaga il perchè, cercando di capire per cosa viene utilizza e quali sono gli aspetti più apprezzati da chi la utilizza. Gli intervistati del sondaggio utilizzano Chat GPT principalmente per la modifica di testi (39%), per scrivere dei copy nuovi (37%) e per analizzare dati (34%). Ciò che piace di Chat GPT sono i risultati creativi (38%), il tempo che aiuta a risparmiare (36%) e la riduzione dei costi (34%).
Ma c’è anche un altro lato della medaglia, ovvero quello delle preoccupazioni legate all’uso di questa piattaforma; preoccupazioni che nascono proprio da chi la utilizza. C’è chi si è accorto che non sempre le risposte fornite dalla chat sono corrette o affidabili, e si preoccupa per la diffusione di informazioni inesatte. Potrebbe Chat GPT essere la causa della creazione della prossima fake news?
Un’altra porzione di intervistati (27%) confida invece una certa inquietudine per la sicurezza in merito a possibili situazioni di hacking della piattaforma. Ricordiamo che quello della sicurezza era proprio il tema che aveva spinto il Garante della Privacy a bloccare Chat GPT in Italia.
Infine, un altro 27% dei partecipanti al sondaggio rivela preoccupazione per un’eccessiva dipendenza da Chat GPT e altre piattaforme di questo tipo.
Ma c’è anche un altro lato della medaglia, ovvero quello delle preoccupazioni legate all’uso di questa piattaforma; preoccupazioni che nascono proprio da chi la utilizza. C’è chi si è accorto che non sempre le risposte fornite dalla chat sono corrette o affidabili, e si preoccupa per la diffusione di informazioni inesatte. Potrebbe Chat GPT essere la causa della creazione della prossima fake news?
Un’altra porzione di intervistati (27%) confida invece una certa inquietudine per la sicurezza in merito a possibili situazioni di hacking della piattaforma. Ricordiamo che quello della sicurezza era proprio il tema che aveva spinto il Garante della Privacy a bloccare Chat GPT in Italia.
Infine, un altro 27% dei partecipanti al sondaggio rivela preoccupazione per un’eccessiva dipendenza da Chat GPT e altre piattaforme di questo tipo.

Motivi per cui viene utilizzata l'IA generativa sul lavoro
Indipendentemente dall’opinione che ciascuno possa aver formato rispetto a questi strumenti, i dati dimostrano la diffusione di IA generativa in Italia sul lavoro che, visti i benefici riportati dagli interivtstai, sembra destinata a crescere.
Metodologia dello studio:
Per raccogliere i dati di questo studio Capterra ha condotto un sondaggio in Giugno 2023. Per farlo è stato selezionato un campione di 653 persone.
I criteri di selezione dei partecipanti sono:
· Impiegati che lavorano con un pc.
· Utilizzano strumenti di intelligenza artificiale generativa almeno qualche volta al mese
Il campione è rappresentativo della popolazione italiana.
Informazioni su Capterra:
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